Visita delle quinte Liceo al Memoriale della Shoah di Milano: luogo di memoria e incontro
Il 7 dicembre 2022 è stato il rumore dei treni che sfrecciavano sui binari sopra le nostre teste a rompere il silenzio ed accogliere le quinte liceo in un luogo che per troppi anni è rimasto un segreto.
Ci siamo ritrovati in un’area interna alla Stazione di Milano, quasi nascosta, adibita al tempo della sua costruzione al carico della posta e, fra la fine del 1943 e i primi del 1945, alle deportazioni degli ebrei d’Italia.
Uomini, non più considerati come tali, giorno dopo giorno venivano trasportati su carri bestiame, 80 in ognuno, fatti stare a digiuno per giorni, con il poco ossigeno che passava attraverso un paio di grate, con destinazione Auschwitz, Bergen–Belsen, Ravensbruch o Flossenburg.
“Da questi convogli, prima uscivano i morti e poi i vivi”
così ci ha detto la guida mostrandoci, per quanto si riesca con solo parole, la mostruosità di quella che è nata come volontà di singoli, sostenuta dal silenzio di molti che temevano di parlare.
“Chi veniva immesso nel campo, veniva spogliato, rasato, marchiato sul braccio, disinfestato e trasformato in schiavo da sfruttare fino alla morte o fino a una delle successive selezioni interne”.
Oggi invece a donne, adolescenti, padri, bambini, madri che sono andati incontro alla morte in quanto ebrei, con questo memoriale, viene restituito il nome che l’indifferenza dei loro coetanei aveva cancellato.
Il memoriale ha scosso molti di noi, provocando brividi che, anche a termine della visita, facevano fatica ad andarsene. Sebbene ciò che abbiamo visto e provato rappresenti neanche una minima parte, di ciò che ragazzi come noi sperimentavano solamente ottanta anni fa, ritengo sia ciò che basti affinché di vicende come queste non rimangano solamente parole su libri di scuola.