Lettera del direttore Novembre 2019: “Novembre: il mese dei morti?”
Cari ragazzi,
spesso il mese di novembre viene associato al ricordo dei defunti che celebriamo il giorno 2. Non è raro che, complice il Baluardo davanti alla nostra scuola pieno di foglie, nascano in noi queste equivalenze: novembre = crisantemi = mese dei morti.
Oggi la parola morte è diventata un tabù: di morte o non se ne parla o se ne parla male, relegandola nella scaramanzia più o meno goliardica. Oppure tentando di dimenticarla, di esorcizzarla il più possibile, quasi che il solo pensiero possa togliere la serenità del presente. Ai bambini può fare paura, ai grandi non serve, agli anziani offende e porta male. Meglio trovare termini meno diretti e dolorosi e, per favore, non usiamo la parola morte!
Don Bosco, nostro padre, insegnava ai suoi ragazzi a “pensare alla morte”, tanto da proporre un momento mensile che chiamava, nell’italiano del suo tempo, “esercizio della buona morte”. Il messaggio che voleva trasmettere era semplice e ancora attuale: la nostra vita non ha una fine perché ha un fine. Non è un gioco di parole, è la verità del cristianesimo: questo fine è una vita per sempre!
Non per niente la tradizione cristiana festeggia tutti i Santi proprio il giorno prima della commemorazione dei defunti. Vi siete mai chiesti il perché?
Pensare alla nostra fine o meglio al nostro fine ultimo ci fa vivere meglio il presente perché è oggi che ciascuno di noi prepara la sua eternità e i santi sono uomini veri perché hanno capito che le loro debolezze diventavano forza solo con l’aiuto della Grazia. Ecco allora perché anche oggi tantissimi giovani come voi ci danno testimonianza di vite sante, vissute senza paura anche in momenti difficili, lasciandosi abbracciare da Chi veramente ha vinto la morte.
Forse in questi primi giorni del mese faremo esperienza di visitare i nostri cari defunti: magari i nostri nonni, o un nostro genitore, già in Cielo e che ora riposano al camposanto.
Tra le più belle poesie che parlano del ricordo ve ne è una scritta da Eugenio Montale. Ecco il testo:
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
Montale scrive questa poesia ricordando la moglie, Drusilla Tanzi, che aveva un problema alla vista e necessitava di essere spesso accompagnata dal marito. Montale ripensa alle scale discese, alla strada fatta insieme, alle fatiche vissute l’uno per l’altra e riflette che pur essendo stato lui la guida materiale chi gli indicava la strada e conosceva bene il percorso era lei.
Spesso anche noi capiamo, magari a distanza di tempo, che i veri occhi che ci hanno guidato sono stati quelli di persone buone, spesso semplici, che sembrava “non vedessero bene”, ma sapevano “vedere lungo”.
Nei prossimi giorni ci aspettano appuntamenti importanti. Per la scuola media il ritiro spirituale di tutte le classi martedì 5 novembre. Per le terze e quarte liceo gli esercizi spirituali a Maen nella settimana tra l’11 e il 15 novembre.
I colloqui generali del liceo saranno l’8 novembre, secondo l’orario e le modalità indicate: è un momento di confronto essendo oramai a metà del primo quadrimestre.
Il giorno 12 novembre sarà ufficialmente inaugurata la “Leonardo experience”: una settimana in cui i giovani del liceo faranno rivivere ai ragazzi delle scuole della città alcuni tratti del genio vinciano: arte, fisica, storia e letteratura, allestimento di alcune macchine progettate da Leonardo nel corridoio d’ingresso. Tutto culminerà con l’open day per il Liceo di sabato 16 novembre dalle ore 15.00. La scuola media aprirà le porte ai futuri allievi sabato 23 novembre alle ore 9.30.
Dietro ogni vita c’è un perché. Dietro ogni nome una missione. Se non la compirai tu, chi la farà al tuo posto?
Don Giorgio