Lettera del Direttore di gennaio 2023 – “Don Bosco apre le porte del futuro”
Cari ragazzi, cari genitori, cari professori ed educatori,
ogni anno si apre nel segno della Luce del Natale che – celebrata ancora all’Epifania – non solo ci ricorda che le giornate tornano ad allungarsi, ma che è fondamentale nella Vita camminare seguendo una luce, alzando gli occhi al cielo come i Magi per osservare in quale direzione “si vede meglio” ciò che ci attira.
Ci auguriamo di essere mossi più da grandi desideri che da paure: in questo può essere d’aiuto, anzi può diventare una combinazione fondamentale vivere un ambiente educativo cercando di condividerlo fra casa e scuola.
Penso alle tante scelte che ciascuno di noi è chiamato a fare in questi prossimi 12 mesi che inauguriamo: vivere di impegno o di rinuncia, scegliere con la propria testa o seguire il branco, testimoniare l’onestà e la rettitudine oppure vivere di piccole astuzie accomodanti, saper dire di no anche ad un amico di fronte a proposte degradanti, vivere la famiglia come una comunità da costruire e non come un luogo in cui chiedere soltanto, perdonare qualche offesa ricevuta o vivere di rancori… sarebbero tantissime le scelte quotidiane da elencare: penso poi specialmente ai ragazzi di terza media e quelli di quinta liceo che dovranno scegliere una scuola o un’università dove scommettere il loro futuro.
Ho letto recentemente un testo che può aiutarci in queste situazioni: è riferito all’antico personaggio di Enea e ai suoi familiari in fuga dalla loro città distrutta, ma potremmo applicarla ai Magi e a noi tutti:
Solo col tempo, e un po’ alla volta, riusciranno poi anche a capire qual è davvero questa meta. Quando penseranno di essere arrivati nel posto giusto dovranno ancora mettersi in viaggio, ancora mettersi in discussione, ancora cercare.
Avere quindi un orientamento dentro la propria vita non significa sapere già cosa accadrà, ma ricordarsi che affinché la vita ci mostri una meta, essa non può fare a meno di una direzione. Una società, una famiglia, un’istituzione normalmente danno questo tipo di orientamento attraverso la trasmissione di alcuni valori, di una certa educazione, di un certo modo di dare e di vivere le cose.
Oggi sembra che ogni istituzione deputata a dare questo tipo di orientamento, di direzione, sia entrata in crisi.
L’educazione così è ridotta a semplice meccanica, cioè ci viene spiegato come funziona una macchina ma non verso dove andare nel nostro viaggio. In questo modo diventiamo sempre più tecnologici, sempre più competenti, sempre più funzionalisti ma ci svuotiamo nella categoria del senso. Ed è proprio in questo tipo di panorama in cui l’educazione diventa semplicemente trasmissione di un’attitudine pratica che si vengono a creare quei vuoti che generano anche tutte patologie a cui assistiamo: insicurezza, angoscia, frustrazione, paralisi davanti alle grandi scelte della vita. Sono tutti frutti di un’educazione che ha smesso di trasmettere un orientamento e ci ha spiegato semplicemente un funzionalismo […].
La nostra società ci educa a funzionare, ci spiega la meccanica delle cose, ha spostato tutta la sua significanza nell’apparato tecnologico dell’esistenza, ma ha eluso completamente la domanda di senso, ha cioè smesso di trasmettere una direzione, un orientamento.
L’accelerazione delle scoperte anche tecnologiche degli ultimi anni ha fatto sì che l’uomo fosse sempre più equipaggiato, sempre più avvantaggiato nella propria esperienza di vita, ma ciò che non ha è sapere dove andare, sapere che esiste una meta, un télos, un fine che giustifica un viaggio.
(L. M. Epicoco, La scelta di Enea. Per una fenomenologia del presente, Rizzoli, 2021)
Possedere qualcosa, ma non conoscerne il senso, è forse una povertà ancora più grande del non avere nulla. Mi permetto allora di sottolineare la potenza del Sistema educativo che don Bosco ci ha trasmesso non come una teoria, ma come una realtà viva: alla povertà dei ragazzi che lui incontrava, offriva contemporaneamente l’affetto di un padre, l’esperienza e la cultura di un maestro, la vicinanza di un amico.
Oggi questo bagaglio è quanto mai necessario: a quanti vedono infragilirsi sempre più i legami familiari, indebolirsi le motivazioni allo studio e all’impegno, illanguidirsi l’immagine di Dio nella società del consumo, l’ambiente salesiano può offrire relazioni, opportunità per la mente e il cuore, un orizzonte ampio quanto il Vangelo.
Nel suo ideale formativo, don Bosco vede “buoni cristiani e onesti cittadini” destinati quindi a vivere per sempre come “felici abitanti del Cielo”: chi ha mai sognato così in grande su un figlio, su un giovane?
Ringraziamo il Signore per averci donato don Bosco, dedichiamo specialmente queste settimane a riscoprirne la storia e i sogni, chiediamoGli di intercedere potentemente per tutti i giovani del mondo, specialmente quanti vivono la miseria della guerra e dello sfruttamento.
Vogliamo celebrarlo insieme con la tradizionale Messa della Famiglia Salesiana di Novara: l’appuntamento per tutti è in Duomo il 29 gennaio ore 16. Possa essere una bella festa il segno della gioia che abita i cuori di chi vive quello che Lui ha preparato per noi.
Don Fabio Mamino SdB